La casa dove Dante Di Nanni si asserragliò e difese dall'attacco dei fascisti. Al numero 14, in via san Bernardino, di fronte al convento dei francescani.
La via è stretta e anonima, ma di grande importanza perché conduce alla piazza di fronte alla chiesa di San Bernardino, cuore del borgo San Paolo, e alla via che si chiamava Villafranca e ora si chiama Dante Di Nanni. E perché sulla via si trova l'ingresso all'oratorio della chiesa, al salone degli scout, al vecchio cinema parrocchiale dove si poteva vedere Godzilla e si battevano i piedi per terra quando arrivavano i giapponesi buoni che salvavano il mondo, alle aule con le scrivanie minuscole dove si faceva catechismo il giovedì pomeriggio.
Via San Bernardino continua dall'altra parte della piazza, e di là c'era il negozio di casalinghi dei Pittavino, dove era bello guardare le statuette di ceramica con il contadino, con l'ubriaco seduto sulla panchina, con il galantuomo che offre un fiore alla giovane amica: tutto è pulito nelle statuette, anche la camicia dello straccione, tutto era lucido e perfetto, come è ancora il mondo per un bambino, quindi le statuette di ceramica erano il futuro, erano la vita come sarà da grandi, pulita, lucida. Poco oltre la cartoleria di Renato: a carnevale, così doveva essere il paese della cuccagna: coriandoli, stelle filanti, dita insanguinate, fialette giallastre da rompere in luoghi affollati, polverine da infilare nella schiena dei compagni, serpenti e ragni di gomma e, specialmente, i denti di Dracula. Peccato che tutti si mettessero a ridere, quando mettevo i denti di Dracula, non facevano mica tanta paura.