La merceria

 

Boutique Beautiful Lyngerie. A Cesinda piace molto il nome del negozio dove lavora, prima si chiamava Merceria, una tristezza, ora le sembra di essere una ballerina di lap dance, di quelle che gli uomini le infilano i soldi nelle mutande, anzi, nei panty.

A parte il nome non è cambiato nulla della vecchia merceria, ci sono cataste di mutande, scatoloni di enormi reggiseni di cemento armato, buste impolverate di collant e tutti i piccoli oggetti che normalmente vivono nelle mercerie: bottoni a pressione, spilli, ferri da maglia, fili colorati, ditali: sono milioni di minuzie che si affollano nelle migliaia di scatolette di cartone e che, probabilmente, non verranno mai vendute. Tante piccole cianfrusaglie più o meno utili che stanno a languire nel buio, dimenticate da tutti tranne che da Cesinda, che sa dove andare a cercare quel bottone ricoperto di maglia verde che sarebbe perfetto per il cappotto della signorina Annamaria.

È piccolo il negozio: una vetrina sul corso trafficato, una stanzetta ingombra di merce che riesce incredibilmente a contenere un banchetto-bancone per la commessa, e una stanzetta ancora più piccola che pomposamente viene chiamata magazzino o cabina di prova, se non addirittura dressing room, dotata di un minuscolo bagno dietro una tenda a fiori.

Cesinda ci vive bene nella boutique: grazie al pranzo che porta da casa dentro un sacchetto, entra la mattina alle sette e mezzo ed esce la sera alle otto, dal lunedì al sabato e, per fortuna, a dicembre anche la domenica.

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Boutique Beautiful Lyngerie

 

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