Dal dottore

 

Dottore, non capisco, mio figlio si rifiuta di mangiare dei piatti normali, vuole solo nutrirsi di patate, cavoli, a volte un pezzo di pancetta bollito, qualche legume ogni tanto. È dimagrito, dimagrito a vista d'occhio, e oramai pesa 42 chili, 42 chili per un ragazzo di un metro e settanta, di tredici anni, proprio nel mezzo della crescita. Sì, certo. No, non è sempre stato così, è da quasi un anno, dall'estate del 2006, siamo andati in vacanza in Germania e Polonia, siamo andati a visitare Auschwitz, è rimasto così sconvolto da quel posto, dalle storie, che non è stato più lo stesso. Ha smesso di mangiare, prima era una buona forchetta, anzi, era proprio goloso, ora mangia solo più patate e cavoli, legge solo più libri sulle deportazioni, romanzi e saggi, si veste sempre di grigio, con delle palandrane, non ride pìu, non fa sport, non esce con gli amici, a scuola ci va, ed è pure bravo e studia, ma non riusciamo più a fargli fare una vita normale. Pensi, mi ha anche accusato di avergli nascosto che la nostra famiglia è ebrea. Ma noi non siamo ebrei, è lui che crede di esserlo. Non capisco, non capisco, abbiamo già parlato con un mucchio di dottori, psicologi, psichiatri, ci hanno detto un mucchio di cose, ho qui tutta la documentazione, se vuole vederla, abbiamo fatto tutte le cure che ci hanno detto, ma niente. Il mio Alberto non è migliorato, è sempre più magro e più triste.

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