La panchina

 

Chi è quel tipo sulla panchina, si chiede Manulzio.

Erano anni, per la precisione otto e mezzo, che Manulzio la mattina si sedeva sulla sua panchina a mangiare il croissant. Era ovvio che la panchina era sua: giorno dopo giorno aveva conquistato questo suo diritto, e i giorni di pioggia, quando doveva stendere il tovagliolo di plastica prima di sedersi, valevano almeno doppio.

Fasillo, placidamente, sfoglia il giornale. È un po' impacciato nel maneggiare i fogli di Torino Cronaca. Sembrava così bellina nell'edicola, anche colorata, e poi faceva tenerezza così piccolina, vicino alla Stampa, o al Corriere della Sera. Ma dentro: tante, troppe parole, che bisogno c'era di sprecare tanto inchiostro? E pensare che c'è gente che, lui lo sa, il giornale lo compra tutti i giorni.

Ma non è Torino Cronaca ad attrarre l'attenzione di Fasillo, oramai ha capito di avere sbagliato acquisto, è il tipo vestito di grigio, il tipo della panchina con la brioche. Eccolo, tra poco si avvicinerà, e lui potrà studiare l'esemplare da vicino.

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