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L'uomo senza cappello e la donna con le scarpe grigie

 

Paragrafo 3.1

 

L'uomo senza cappello poteva solo essere descritto per sottrazione, un po' come quando per descrivere lo sfondo si deve immaginare che non ci sia il soggetto nella figura. L'uomo senza cappello era uno sfondo.

Non parlava forte, non aveva il braccialetto d'oro, non era sposato, non portava la cravatta, non aveva studiato all'università, non faceva un lavoro logorante, non andava in bicicletta, non leggeva libri, non aveva amici al di fuori della solita compagnia che frequentava, non portava i jeans, non aveva la cucina in casa, e non era capace di cucinare, non era curioso, erano almeno dieci anni che non imparava più nulla di nuovo.

 

L'uomo senza cappello era conscio della sua caratteristica di essere sfondo, e a volte ne soffriva perché avrebbe voluto essere maggiormente caratterizzato, avrebbe voluto essere in qualche modo identificabile: quello con i baffi, con gli occhiali, con la cicatrice; invece quando qualcuno doveva indicarlo si fermava a bocca aperta dopo avere detto: - Ma sì, quello... quello...

Quando capiva di essere sfondo diventava aggressivo e insofferente e spesso il periodo di consapevolezza terminava in una sfuriata o una lite con qualche innocente malcapitato, dopodiché tutto tornava alla normalità per un po' di tempo.

Altre cose che non faceva: condividere la casa con un'altra persona, andare al teatro, avere avuto un amore in gioventù, dare l'elemosina, rubare i soldi delle tasse, essere omosessuale, perdere i capelli, fumare.

Ah, una cosa si poteva dire di lui, in positivo: aveva circa trent'anni.

 

Capitolo 3.

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Carlocinato.com è a cura di Carlo Cinato.