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L'uomo senza cappello e la donna con le scarpe grigie

 

Capitolo 3

 

L'uomo senza cappello (vai al paragrafo 3.1) era in coda all' ufficio postale, di fronte a lui, molto vicino a lui, una donna. Era tardi nella mattina di agosto, e entrambi avevano nel naso il sudore dell'altro, mischiato con l'alito d'aglio di qualcuno vicino nella coda, all'odore di carte macere, e alla traspirazione di altre decine di uomini e donne accaldate. L'uomo era concentrato su ciò che si trovava di fronte a sé, a non più di 20 centimetri e a circa 80 centimetri da terra, avvolto da una leggera stoffa gialla a fiori che faticava a contenerlo. Erano quasi dieci minuti che sottoponeva il reperto a un'indagine visiva e olfattiva minuziosa, e questo oramai non aveva più segreti per lui.

L'uomo era altrettanto concentrato a non avvicinare troppo il bacino al sedere della donna, e non era un'impresa facile: ne era irresistibilmente attratto e, come se non bastasse, la signora bassa e larga dietro di lui lo incalzava spingendolo col seno all'altezza dei reni e martoriandogli i polpacci con una borsa di ghisa che usava a mo' di ariete. Le mani erano per lui un ingombro: in tasca non potevano stare, troppo pericolosamente vicine all'obiettivo di fronte a lui, in alto all'altezza delle spalle era troppo innaturale, tirò allora fuori il bollettino del conto corrente per poterle tenere di fronte al petto, a difendere il pezzo di carta dall'assalto di improbabili predoni. Erano due settimane che portava il bollettino nella tasca posteriore dei pantaloni, ed era oramai sgualcito dal sudore, ma quando dieci minuti prima aveva visto la donna vestita di giallo e fiori entrare nell'ufficio postale fu contento di ricordarsi della rata della luce da pagare, contento di essere riuscito a oltrepassare la porta prima della signora bassa e larga e, in ultima analisi, contento di essere in fila dietro a ciò che intravedeva tra le trasparenze del leggero vestito estivo.

 

Un colpo all'indietro gli permise di respingere momentaneamente l'attacco della nemica alle sue spalle, ma sapeva che non avrebbe avuto modo di liberarsi di lei: questa tornò infatti a pressarlo per cercare di guadagnare qualche millimetro prezioso, pensando che la cosa importante fosse la distanza dallo sportello, più che il numero di persone davanti a lei. La maggiore massa della donna bassa e larga ebbe la meglio sulla resistenza dell'uomo, che si trovò catapultato sulla donna di fronte a lui: ne fu vergognosamente felice. Felice di avere avuto la scusa, socialmente accettabile, della spinta da tergo per potere appoggiarsi sulle rotondità della vicina; vergognoso per averle fatto tastare la rigidezza del proprio membro; felice di avere la possibilità di scambiare qualche frase di circostanza con la portatrice di tanto ben di Dio; vergognoso per non sapere cosa dire per attaccare discorso. La donna assalita fece un sobbalzo avanti, apparentemente solo per la spinta ricevuta e non per la licenziosità del contatto, poi si risistemò placidamente nel suo posto, senza voltarsi, incurante di chi e cosa le era intorno.

- Mi scusi, non volevo, una spinta, quanta gente, caldo, più che altro l'umidità, perché non aprono altri sportelli? - provò impacciato l'uomo ad attirare l'attenzione della donna di fronte a lui.

- A chi lo dice, io non sopporto le code, sa, è proprio una cosa che mi infastidisce, poi tutta questa gente che spinge, che sembra che non abbia tempo da perdere e poi usciti di qui cosa fanno? Magari non devono fare nulla e si annoiano pure, e questi vecchi che vengono la mattina in coda e fanno perdere tempo a chi ha ben altro da fare, e poi passano il resto della giornata al giardinetto, ma vengano dopo, cosa gli costa a loro? Lo dice anche la tivù, che non bisogna uscire le ore più calde e che bisogna bere tanta acqua ma che non deve essere gelata...

Era la donna bassa e larga dietro di lui che aveva raccolto prontamente l'invito, e ora che aveva iniziato a parlare non c'era modo di fermarla, mentre la donna dal vestito giallo era assorbita da chissà quali pensieri.

 

L'uomo prese coraggio e avanzò lentamente ma inesorabilmente, e dopo tre minuti arrivò a un centimetro di distanza dall'oggetto del suo desiderio, e lì si fermò. Si guardava intorno con la faccia innocente, di chi pensa: sono qui, non sto facendo nulla di male, quanta gente che c'è che spinge e tira, meno male che io sono tranquillo e non spingo nessuno, al massimo qualcuno spinge me, e cosa ci posso fare se mi spingono addosso a questa signorina? Tutto impegnato a fare la faccia innocente, il signore senza cappello non si era accorto che, a causa delle solite spinte da dietro, si trovava oramai stabilmente in contatto con il tondo sedere della donna in giallo, e oramai anche volendolo non sarebbe riuscito ad allontanarsene, e pareva che la sua posizione fosse stata accettata dalla donna, che non si era mossa di un centimetro. Anzi, non sapeva se fosse una sua fantasia o se si trattasse della realtà, ma aveva l'impressione che la donna si stesse strusciando sulla sua patta, ritmicamente, lentamente.

 

La gente intorno a lui iniziava a lamentarsi per chi stava spingendo, e anche l'uomo senza cappello si guardava intorno roteando occhi di fuoco per fare capire che non poteva sopportare oltre queste spinte, ma non diceva nulla per non distrarsi dalla sua analisi tattile della donna, anzi, approfittò della maggiore confusione per infilare tra sé e lei anche la mano destra, prima col dorso rivolto verso la donna, poi faticosamente girandola e piazzandole il palmo sul gluteo, alzandole la gonna, accarezzandole la coscia e infine infilando un dito sotto la fragile protezione delle mutandine, giungendo finalmente a un rifugio caldo e umido dove trovare ristoro.

In questa posizione, abbassando lo sguardo per spiare nella scollatura della donna, notò le scarpe: erano grigie: la donna dal vestito giallo a fiori era la donna dalle scarpe grigie: quella dell'incidente di un mese prima . Era affascinato da quella donna che lo accoglieva dentro di lei senza scomporsi, senza complicazioni sentimentali, senza richiedere spiegazioni e, specialmente, senza chiedere promesse. Lei continuava a fingere di non avere notato la sua presenza, ancora non si era girata a guardarlo in faccia, non sapeva che fosse lui l'intrepido uomo che si appropriava del suo corpo, l'uomo che non aveva apprezzato poco tempo prima.

 

Poi, la catastrofe: era così concentrato nelle operazioni esplorative che non si era accorto che la donna aveva raggiunto lo sportello, pagato i tre bollettini postali e ora stava raccogliendo le monete del resto. Si sentì perso, gli prese una fitta al cuore mentre la donna semplicemente si allontanò, fendendo la folla e aggiustandosi il vestito; lui rimase immobile con le dita bagnate, il foglio della bolletta stretto al petto e la gola secca, incapace di prendere la decisione di abbandonare la coda e seguirla. Così non la seguì: senza dire una parola pagò a malincuore la bolletta poi si lanciò fuori dall'ufficio superando la calca, ma sulla via non c'erano vestiti gialli a fiori. Affannato, si lanciò sulla destra, fino al primo incrocio, ma nulla; scelse allora una delle tre strade possibili, fece una corsa fino all'incrocio successivo e non vide nessun vestito giallo (vai al paragrafo 3.2). Si appoggiò al muro ansimando sudato, e quando riuscì di nuovo a pensare comprese di avere perso qualcosa, qualcosa di importante.

 

Capitolo 4.

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