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L'uomo senza cappello e la donna con le scarpe grigie

 

Paragrafo 3.2

 

Dal diario della donna con le scarpe grigie.

Oggi giornata tranquilla, nulla da segnalare, colazione, in ufficio, un salto alla posta, pranzo al bar, pomeriggio ad annoiarsi sui soliti casi di divorzio, poi passeggiata in centro, a casa a cenare da sola e davanti alla tele a vedere per la centesima volta il Padrino, ma ho smesso quando hanno ucciso Sonny, per venire a scrivere il diario. Un po' perché senza James Caan chi se ne frega del Padrino, e un po' perché non è vero che è stata una giornata tranquilla.

Per niente tranquilla, invece. È una cosa che è successa stamattina, in posta, e ci ho pensato tutto il giorno. In coda un uomo, non so chi fosse, si è spinto contro di me nella folla, come piaceva fare a Renato. Sentivo l'odore di Renato nell'aria calda, e la sua mano sul mio culo, e il suo respiro sulla mia testa, sapevo che mi stava guardando il seno dall'alto, e ho lasciato che la camicetta si aprisse, e mi muovevo lentamente, impercettibilmente, per eccitarlo.

Non capivo più nulla, non riuscivo a pensare ad altro che al suo uccello, che mi spingeva, che voleva entrare in me, e invece sono entrate le sue dita, come con Renato. Potevano essere passate dieci ore, ma potevano essere anche tre minuti, solo dopo ho scoperto che era trascorsa mezz'ora, ma era come se il tempo non ci fosse più, come se non esistesse più nulla al mondo. Non ho avuto il coraggio di guardarlo in faccia, e quando è finita la coda è stato come un segnale, bisognava finirla, il tempo era scaduto e non dovevo andare oltre.

Così me ne sono andata velocemente, e chissà, forse non incontrerò più l'uomo sconosciuto. Ho sbagliato?

 

Capitolo 3.

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Carlocinato.com è a cura di Carlo Cinato.